Terza Età: siamo sicuri che esista ancora?

Ad avvicinare giovani e anziani potrebbero esserci molti più punti in comune di quelli che pensiamo, tanto da mettere in discussione la definizione stessa di “terza età”. Lo suggeriscono i dati della ricerca “Generazione 55 special”, promossa da Amplifon e condotta da Ipsos a livello internazionale, che ha esaminato il profilo, i valori, le abitudini e i comportamenti di 6 mila individui di età superiore ai 55 anni di Italia, Australia, Francia, Germania e Stati Uniti.

Ne emerge un quadro complessivo che racconta come la crescente aspettativa di vita si traduca anche in una crescente qualità, in molteplici ambiti. Una generazione destinata a far sentire sempre maggiormente il proprio peso: infatti nel 2018, per la prima volta, gli over 60 hanno superato gli under 30 ed entro il 2050, secondo i dati Istat, più di un terzo della popolazione sarà composto da over 65.

Come afferma la scrittrice Lidia Ravera, chiamata a partecipare a un convegno milanese per la presentazione della ricerca:

«Per la prima volta nella storia dell’umanità le persone che arrivano a 65 anni hanno ancora 25-30 anni davanti a sé. Ciò ha conseguenze rilevanti in termini economici, culturali, sociali, filosofici ed esistenziali. I senior di oggi sono persone con cui la società deve fare i conti: erano la maggioranza quando sono nati, lo sono ancora.»

La ricerca si sofferma sui diversi aspetti che caratterizzano l’attuale generazione di over 55enni, rappresentando un quadro di grande dinamismo, positività e indipendenza: più di 8 senior italiani su 10 sono soddisfatti della propria vita, pur ammettendo che la condizione generale è peggiorata rispetto al passato (quasi 5 su 10).

L’avanzare dell’età non scalfisce l’autonomia: quasi la metà degli italiani nella fascia d’età tra 75 e 84 anni è infatti indipendente (48%) e non ha bisogno di aiuto per gestire la casa (48%), le finanze (59%) e la salute (53%). Più di 4 senior italiani su 10 vedono i propri amici almeno una volta alla settimana, mentre un terzo degli over 55 fa spesso attività fisica (il 33%) e 9 su 10 si considerano in salute.

I dati dell’indagine ci mettono di fronte a una nuova generazione di senior: attivi, indipendenti, tecnologici e pienamente inseriti nel contesto sociale e familiare dove svolgono un ruolo cruciale. È quindi chiaro come gli over di oggi non siano più quelli a cui eravamo abituati.

La salute della nuova generazione sembra essere complessivamente positiva: oltre 9 su 10 affermano infatti di essere in condizioni buone o soddisfacenti e fanno controlli con regolarità nel 91% dei casi.

Nonostante un terzo (33%) faccia spesso attività fisica, gli italiani non tengono il passo dei tedeschi (40%) e dei francesi (39%), ma vincono la sfida contro gli statunitensi (24%) e gli australiani (30%). Quando si parla di alimentazione i nostri connazionali non hanno rivali: nel Bel Paese il 12% controlla tutto quello che mangia, in Francia e in Germania lo fa solo il 5%.

La perdita della salute fa paura: le malattie sono infatti la principale fonte di preoccupazione per il futuro (ne è spaventato il 63%), seguita dalla perdita di memoria (52%) e dal decadimento fisico (40%). I disturbi più frequenti negli over 55 italiani sono l’ipertensione (39% sotto la media del 43%), il colesterolo alto (32% in linea con gli altri Paesi) e i problemi dell’udito (17%, il dato più alto, pari a quello registrato in Australia).

Con il passare degli anni e con il significativo incremento della vita media aumenta la possibilità di incorrere in fratture, in particolare quelle collegate all’osteoporosi. La colonna vertebrale, l’omero, l’anca e il polso sono le parti del corpo maggiormente colpite dalle fratture, mentre le cadute rappresentano il principale fattore scatenante.

Per prevenire e trattare le fratture da fragilità la figura di riferimento è l’ortopedico. L’ortopedico ha il compito di indirizzare i pazienti a rischio a sottoporsi ad opportuni esami strumentali per dare l’avvio ad una eventuale terapia preventiva. Se invece il paziente si presenta già fratturato alla visita, dopo l’opportuno trattamento chirurgico, lo specialista avrà il compito di tenerlo sotto controllo nei mesi successivi, integrando una terapia preventiva che ha lo scopo di ridurre il rischio di incorrere in nuovi eventi traumatici.

Secondo quanto rende noto il Ministero della Salute, nelle donne di oltre 45 anni le fratture da osteoporosi determinano più giornate di degenza ospedaliera di molte altre patologie di rilievo, quali infarto del miocardio, diabete o carcinoma mammario.

Proprio per questo motivo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si sta facendo promotrice dell’invecchiamento attivo attraverso iniziative di sensibilizzazione mirate a diffondere le azioni necessarie al miglioramento della salute delle ossa degli anziani.

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